Visita agli atelier degli artisti Casiraghy e Freddi a Osnago

A piccoli gruppi abbiamo visitato l’assai caratteristico studio d’arte di “Albertino” editore di “Pulcino Elefante”. La sua casa è una vera e propria esposizione di oggetti, anche costruiti da lui, libri, appunti scritti sparsi qua e là, quadri, collezione di maschere africane, opere di grandi dimensioni destinate a installazioni. Un fine osservatore e amante della natura che interpreta con i suoi disegni semplici, nitidi corredati da aforismi di vario genere. La cosa più interessante, però, sono i piccoli libri di pulcino elefante, poche copie esclusive per ciascun titolo contenenti detti e aforismi stampati rigorosamente a caratteri mobili su carta a mano con disegno a fronte. Alberto spiega minuziosamente i passaggi della stampa e le minuziose incisioni a mano su tavolette di legno dei suoi disegni. Il maestro incisore era un valente “artigiano” esecutore; ora, purtroppo è passato a miglior vita e se ne sente la mancanza. Con le sue mani Alberto applica uno strato di polvere bianca su di un cliché inciso ed ecco che appare nitido il disegno, una meraviglia! Di queste stampe ne vanta oltre diecimila titoli esposti in varie città, anche d’oltralpe e perfino a NewYork. La sua casa è  frequentata da poeti e pittori, che trovano in Alberto una persona semplice, disponibile e generosa con cui ddialogare e confrontarsi.

L’atelier di Bruno Freddi si trova in un cortile in centro e si fa annunciare da una serie di  affreschi lungo il porticato che accede al cortile. L’affresco è dedicato agli amministratori di Osnago degli anni Novanta alcuni dei quali immaginati con il corpo di animali importanti ed altri nelle vesti rinascimentali. Freddi ci accoglie nello studio di piano terra  dove colloca i suoi lavori organizzati in modo cronologico. Racconta la storia della sua arte che inizia come orafo e delle vicissitudini infantili durante la guerra che hanno segnato la sua arte; infatti i muri sono il soggetto di sfondo a tutte le sue opere in quanto reminiscenza dei bombardamenti subiti da bambino. Un percorso di vita complesso che lo ha portato a conoscere e praticare yoga con un maestro indiano per approdare al teatro Buto dopo aver conosciuto un maestro giapponese. Ora dirige un gruppo di performers Buto con i quali realizza spettacoli impegnativi. Per ultimo ci racconta la storia che lo lega alla “corona ferrea” in esposizione al Museo del Duomo di Monza, una storia lunga a partire da Elena la madre di Costantino imperatore di Roma e arrivata fino a Monza. Freddi ha riprodotto la corona ferrea su commissione del Comune di Monza, ma l’ha completata ultimamente aggiungendo l’elmo di Costantino. Ultimamente ha realizzato il ritratto di Gino Strada al quale era molto legato, in esposizione in via Cavour a Osnago; una gigantografia del suo viso dallo  sguardo profondo.